La carne biologica. Un prodotto che sembra distaccarsi anni luce dalla carne convenzionale nella mente dei consumatori che amano il biologico. Ma è veramente la scelta migliore? L’impatto ambientale, il sistema di allevamenti e lo sfruttamento del suolo sono veramente più vantaggiosi? Cosa c’è veramente dietro il bollino con la fogliolina verde?
C’è tanta informazione a riguardo. Forse da registrare anche una eccessiva divisione tra i consumatori di carne bio e di carne convenzionale come tra vegani e carnivori. Ma chi ha ragione veramente sulla priorità della propria scelta?
Facciamo un passo indietro per capire come nasce e si sviluppa il bio. La conversione di allevamenti al bio e la produzione di prodotti biologici nascono per una nuova ed eguale organizzazione sociale e in risposta all’industria intensiva. Nasce come scelta etica. Filosofi e scrittori come Eva Balfour hanno determinato un cambiamento significativo nei modi di produrre. Il bio nasce come idea filosofica e sociale che soltanto negli ultimi quarant’anni ha iniziato a influire sugli ordinamenti e legislazioni. Per arrivare così al divieto di pesticidi, di prodotti ogm, alla rotazione delle culture e al rispetto del benessere animale. Ad oggi le normative sono abbastanza complete e severe per la produzione di carne bio. Ma desiderare uno sviluppo totale e molto più esteso della carne bio potrebbe toccare l’assurdo perché per esempio l’allevamento bio necessità di maggiori quantità di superfici disponibili rispetto al non bio. Quanta deforestazione sarebbe necessaria? Ancora. L’utilizzo antibiotici è si vietato, come in Europa per tutte le carni dal 2006, ma solo per uso terapeutico e rispettando periodi di sospensione. Non sono del tutto vietati. L’impatto ambientale poi che considera tutto il ciclo di produzione dall’inizio fino alla commercializzazione ha un packaging troppo inquinante. Ancora. L’aspetto etico non tutela sempre i piccoli allevatori che devono sempre di più lottare con costi elevati e con concorrenze di aziende biologiche medio grandi.
Certo la carne bio assicura maggior naturalità, ma su scala mondiale potrebbe assumere contorni diversi e non sempre positivi. L’impatto ambientale non sarebbe minore. Gli stessi pascoli provocano una contaminazione batterica non inferiore alla carne convenzionale perché le mucche sempre al pascolo si ammalano più facilmente.
Credo che il bio nel settore della produzione delle carni offra garanzie notevoli e maggiori rispetto a carni non certificate con la fogliolina verde. Ma non è la perfezione assoluta che molti consumatori ritengono erroneamente di avere. Ci sono molti aspetti da considerare ancora e soprattutto da migliorare: dall’impatto ambientale, alla tutela del territorio su scala mondiale, dalla tipologia di allevamenti che devono ancora di più tutelare l’effettivo benessere animale agli inquinanti ambientali assunti con l’alimentazione che non differiscono di molto dalla carne non bio.
Roberto Spiridigliozzi
OdG Lazio
Cibodoro Conoscere e scegliere il cibo di Roberto Spiridigliozzi