Con l’Abruzzo in zona rossa salgono a circa 280mila i bar, i ristoranti, le pizzerie e gli agriturismi chiusi per un crollo del 48% dei consumi fuori casa nel 2020 con una perdita di almeno 30 miliardi di fatturato.
Alle difficoltà del lockdown primaverile si sono aggiunte le chiusure a catena di ottobre e novembre, evidenziate anche da Confcommercio, ma la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare nel caso in cui i vincoli al consumo fuori casa si dovessero estendere alle feste di fine anno, con Natale e capodanno alle porte.
La serrata imposta dalle misure anti contagio sin estende a regioni dove molto diffuso è il consumo alimentare fuori casa e colpisce complessivamente oltre 3 locali su 4 (75%) di quelli esistenti in Italia compresi oltre 20mila agriturismi.
Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.